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Lavorazione del terreno
Da molti anni la scienza agronomica ha verificato sul campo le possibili conseguenze negative dell’eccessiva aratura, sia in regime biologico che in quello convenzionale, raccomandando la non aratura profonda che attualmente è limitata a situazioni estreme e non più sistematica come un tempo. In agricoltura biologica si raccomanda di limitare il più possibile l’aratura, anche se superficiale, soprattutto si auspica l’utilizzo nei casi di necessità e sempre nelle migliori condizioni del suolo (che deve essere in tempera).
In agricoltura sinergica si evita completamente l’aratura, anche superficiale, e perfino la sarchiatura; sembra infatti che si ottengano ottimi risultati con dei semplici accorgimenti applicabili a delle strutture permanenti, ossia andando a creare in quei bancali coltivati che devono essere rialzati di circa 30-40 cm rispetto al suolo; usando un tecnica simile agli orti fuori terra, già utilizzata nella tradizione contadina dell’Italia del nord, con la differenza che una volta i bancali erano formati da sterco bovino o equino sfruttando soprattutto il calore emesso (principio del letto caldo di cultura) per poter avere ortaggi anche in inverno, invece nel metodo sinergico il bancale è formato dalla terra smossa dalla superficie durante i passaggi, così da rimanere permanente.
Col sistema sinergico quindi, vi è solo un lavoro iniziale di allestimento dei bancali direttamente sul terreno che, se eccessivamente compresso, può subire per l’ultima volta un’aratura superficiale di circa 35 cm. Successivamente il grosso del lavoro di aratura artificiale, viene sostituito in modo naturale dalle radici delle piante stesse, inoltre il fatto di lavorare su dei bancali rialzati favorisce ulteriormente l’aerazione del suolo.
Importante è che, in caso di terreni molto poveri nella fase iniziale, si aggiunga sostanza organica in modo da favorire i processi di umificazione.
L’assenza di aratura artificiale, oltre ad essere un vantaggio economico (risparmio di tempo, mezzi e risorse moltiplicato per tutte le pratiche evitate negli anni può diventare una cifra importante) porta soprattutto a dei vantaggi in termini di fertilità del suolo. Infatti, come in agricoltura biologica, anche in agricoltura sinergica il parametro di misura dell’efficienza delle pratiche attuate è il bilancio umico.
E’ ampiamente dimostrato che l’aratura, anche superficiale, comprometta immediatamente la quantità e la qualità del humus (che si trova proprio nello strato superficiale del suolo), perché va a disturbare il delicato equilibrio del suolo fertile, ma nei terreni coltivati è diventata ormai indispensabile per consentire la semina, il percolamento dell’acqua e la crescita delle radici delle piante che altrimenti troverebbero il terreno troppo compatto. Col metodo sinergico invece, si risolve il problema del compattamento del suolo con l’allestimento dei bancali, dunque non essendo necessaria l’aratura, si evita di perturbare il suolo che quindi, sotto la pacciamatura organica permanente, mantiene integre le condizioni per lo sviluppo della sostanza organica.
Essendo l’agricoltura sinergica un regime di agricoltura biologica, sui bancali non viene praticata la monocultura ma, al contrario viene garantita una vasta biodiversità e parte delle piante coltivate viene scelta proprio in funzione delle forti radici che, in questo modo permettono di “sostituire” le operazioni di aratura in modo efficiente. L’accortezza di non sradicare le piante al momento della raccolta, nemmeno quelle spontanee (tranne ovviamente nel caso di infestanti che si riproducono dalle proprie radici come la gramigna) ma di lasciare invece che le radici si decompongano naturalmente nel suolo, è alla base di questo meccanismo. Il resto del lavoro viene svolto dalla fauna del sottosuolo come i lombrichi e altri insetti scavatori, presenti in grande quantità grazie al suolo imperturbato, che con la loro attività creano tunnel e spazi nei quali le radici si insediano con estrema facilità .
Infine è importante sottolineare come gli accorgimenti che permettono di mantenere i bancali e quindi la struttura di base integri nel tempo, siano fondamentali, e che per poter operare in tal senso, sia necessario mantenere tre punti fondamentali:
1. la forma: fatta in modo da poter accedere alle colture da entrambe i lati senza dovervi camminare nel suo interno. In genere la dimensione corretta è di circa 120 - 130 cm di larghezza, con lunghezza in base allo spazio a disposizione ma, con un passaggio intermedio ogni 4-5 m.
Nel caso di colture estensive come i cereali, la larghezza del bancale è determinata dalla distanza tra le ruote del mezzo meccanico con cui si effettueranno le lavorazioni;
2. la protezione della superficie del suolo: operazione da effettuarsi per prevenire l’erosione degli agenti atmosferici (pioggia, sole e vento) attuata mediante colture in successione, che non lasciano mai il terreno nudo in nessun periodo dell’anno;
3. la pacciamatura permanente: con materiale organico attuata non solo perché protegge materialmente il suolo dall’erosione (vedi sopra), ma anche perché decomponendosi crea sotto di sè le condizioni per lo sviluppo dell’ humus che rende soffice e non compattato il bancale.